Se ne soffrite da molto tempo, probabilmente il vostro dolore è PERSISTENTE. Il dolore viene definito così quando:
- E’ di lunga durata (3-6 mesi o più).
- Si estende oltre i tempi dei fattori causali che lo hanno generato (es: se hai dolore ad una caviglia che hai distorto un anno fa, chiaramente il danno ai tuoi legamenti si è risolto ed il dolore che provi non può più essere legato ad esso).
Il trattamento del dolore persistente è un percorso lungo ed articolato; è pertanto frequente che ci si scoraggi e si abbandoni troppo presto il percorso riabilitativo.
La mia strategia per evitare che questo accada include senz’altro una corretta COMUNICAZIONE. Ovvero descrivere al paziente un quadro di come sarà il percorso di recupero, modo tale da:
- Non scoraggiarsi quando capiteranno gli inevitabili “incidenti di percorso”.
- Essere in grado di “leggere” i primi segni di miglioramento.
Va innanzitutto detto che (non sempre ma spesso) è più facile far passare un dolore molto acuto ma di recente insorgenza (es. “fino a 3 giorni fa stavo bene, poi facendo un movimento strano mi sono bloccato con la schiena”) piuttosto che un dolore meno intenso ma presente da molto tempo (es. “sono anni che ho mal di schiena” o “non ho mai dovuto smettere di correre, ma sono mesi che ho male al tendine d’Achille”).
Nel caso di pazienti che riferiscono dolori del secondo tipo mi premuro sempre, PRIMA di iniziare il percorso riabilitativo, di dare alcune informazioni, avvalendomi dell’aiuto di queste tre immagini:
Siamo portati a pensare alla guarigione come ad un processo lineare, in un cui il miglioramento comincia fin dal primo momento in cui si inizia la terapia, e procede in maniera graduale e costante senza intoppi (grafico a sinistra).
La realtà è quasi sempre ben diversa: può essere necessario aspettare un po‘ per vedere i primi miglioramenti, possiamo assistere a rapidi progressi alternati a piccoli “passi in dietro”, un dolore che non si sentiva da tempo può ripresentarsi senza apparente motivo ed altrettanto incomprensibilmente scomparire la mattina seguente ecc. (grafico a destra). Questo tipo di andamento è del tutto normale e non deve scoraggiarci o farci perdere fiducia nel percorso iniziato.
L’unico parametro che, per loro natura, i pazienti sono portati a considerare è il DOLORE. Questo rende spesso difficile leggere i primi segni di miglioramento, perché nelle fasi inziali della riabilitazione, a fronte di un dolore quasi invariato, si assiste da subito a dei miglioramenti della FUNZIONE.
E’ il caso del paziente lombalgico che, pur con dolore, riesce nuovamente a fare una passeggiata di un’ora, piuttosto che a portare a casa da solo le borse della spesa. E’ il caso del paziente con spalla dolorosa che dopo due settimane di terapie ha ancora dolore notturno, ma dopo tanto tempo riesce nuovamente a mettere i piatti nello scolatoio e ad infilarsi la giacca da solo senza bisogno di aiuto. E’ il caso dello sportivo con tendinopatia achillea che, ai primi passi dopo il risveglio, ha ancora dolore ma nel frattempo ha potuto riprendere cautamente gli allenamenti. Chi fra i lettori ha avuto problemi muscolo-scheletrici potrà facilmente immedesimarsi in situazioni uguali o simili a queste.
Ebbene, questa fase con dolore quasi invariato ed inziale recupero della funzione è un deciso segno di miglioramento che dimostra la bontà del percorso intrapreso. Se siamo consapevoli di questo e proseguiamo con fiducia il percorso riabilitativo, a breve anche il dolore inizierà a diminuire in maniera apprezzabile.
Spesso il dolore non è costante ma si alternano giornate buone a momenti di riacutizzazione in cui il dolore è di elevata intensità, e quando un paziente viene da noi è perché questi picchi sono alti e ravvicinati.
Quando il dolore, a seguito di un percorso riabilitativo, inizia a calare non lo fa mai in maniera gradualmente lineare, ma piuttosto accade che:
- Gli episodi di dolore diventino meno frequenti.
- Il dolore diventi progressivamente meno intenso.
Il modo in cui il dolore cala ha pertanto un andamento “a denti di sega” (la linea rossa del grafico sopra) con una sequenza di picchi che diventano man mano più bassi e distanti.
Può essere pertanto interessante tenere una sorta di diario nel quale annotiamo l’andamento del dolore, perché spesso anche se “di pancia” pensiamo che non stia cambiando nulla, in realtà possiamo osservare una diminuzione di uno o entrambi questi parametri.
Questo è fondamentale, perché se il paziente giudica la sua situazione in una giornata di picco (freccia rossa del grafico) potrebbe concludere che dall’inizio del trattamento non sia cambiato nulla, quando invece il dolore ha già invertito il suo andamento verso una diminuzione (linea bianca).
Dott. Marco Zignani
Fisioterapista Osteopata
si ringraziano thesports.physio e running-physio.com perche da loro sono tratti rispettivamente il primo ed il secondo grafico